Cerealto: inaugurazione monumento ai caduti
8 settembre 2012
Il Gruppo Alpini di Cerealto, sorto nel 1976, è uno dei più giovani della sezione di Valdagno; fin dalla sua nascita il gruppo ha assunto l’impegno di realizzare nel centro della frazione un monumento per ricordare tutti i caduti.
Cerealto, per la verità, aveva un suo monumento e non di poco conto: era ed è la caratteristica chiesetta di Santa Caterina, che sorge sull’omonimo passo a cavallo delle valli dell’Agno e del Chiampo, voluta e costruita nell’immediato dopoguerra dagli abitanti della frazione “…per ricordare e onorare gli eletti caduti…”
Gli alpini da sempre si sono fatti carico della custodia di questo tempio dedicando tempo e investendo risorse economiche per la conservazione e manutenzione dello stesso.
Nel gruppo, comunque, non è mai venuta meno quella giusta dose di “sana testardaggine”, caratteristica dei veri alpini, che ha portato al coronamento del loro sogno: il giorno 8 settembre, nel contesto della sagra del paese, con riconoscenza e con orgoglio, hanno inaugurato il nuovo monumento.
Al mattino con la partecipazione di un folto pubblico, la presenza di parecchi rappresentanti dei gruppi della sezione con gagliardetto e le autorità, ha avuto inizio, sotto l’impeccabile regia dell’alpino Roberto Vuerich, la cerimonia di inaugurazione.
Dopo l’alzabandiera e l’esecuzione dell’inno nazionale sono seguiti gli interventi del Capogruppo Andrea Reniero, del rappresentante dell’Amministrazione Comunale dott. Martino Gasparella e del Vice Presidente della sezione Ana di Valdagno Enrico Crocco.
Il Capogruppo, ringraziando tutti i presenti per la loro partecipazione, ha ricordato come anche Cerealto, nel corso dei vari eventi bellici, abbia dato il suo contributo di giovani vite alla Patria; giovani di ieri ai quali dobbiamo rivolgere la nostra gratitudine e il nostro pensiero per quanto hanno fatto, per la vita che hanno sacrificato per dare ai loro figli, a tutti noi e alle generazioni future la speranza di un mondo migliore.
Un doveroso ringraziamento il Capogruppo ha rivolto ai suoi alpini per aver fortemente voluto e sostenuto la realizzazione di quest’opera; un grazie inoltre alla ditta Faedo marmi di Spagnago per aver gentilmente offerto il masso.
A questo punto è seguita la benedizione da parte del parroco don Adriano.
Nel pomeriggio alcuni gruppi storico-culturali hanno proposto una interessante e molto partecipata rievocazione di momenti della grande guerra con assalti in trincea; poi in piazza hanno proseguito con la lettura di lettere di soldati al fronte intervallata da canti del coro alpino di Novale.
Giornata indimenticabile soprattutto perché, come ha auspicato il Capogruppo: “Questo nuovo monumento, come tutti quelli che incontriamo nelle piazze d’Italia, oltre che doveroso ricordo dei nostri caduti, diventi punto di riflessione che ci inviti ad amare la pace, a costruire la pace; a rifiutare la violenza e la guerra”.
(Per visualizzare le foto cliccare sul mosaico)
cronache


Si è conclusa a quota 4.078 visitatori la mostra “Sulle tracce cimbre delle nostre origini”, una ambientazione storica tra vita e religiosità allestita nella ex cappella dell’Oratorio “Don Bosco” di Novale, oggi destinata a diventare una sala polifunzionale al termine dei lavori di ristrutturazione. È stata un’occasione unica ed originale per andare alla scoperta del nostro passato e delle nostre tradizioni, come ricordato nel pieghevole di presentazione. Le visite sono avvenute unicamente con una guida che spiegava le caratteristiche del piccolo borgo progettato dall’artista novalese Renato Bicego e realizzato dal suo staff di carpentieri e pittori. L’inaugurazione ha avuto luogo il 13 settembre alla presenza delle autorità locali e di Vito Massalongo, direttore del Curatorium Cimbricum Veronense: fino al 7 ottobre è stato tutto un susseguirsi di persone e di scolaresche desiderose di conoscere la vita dei Cimbri. La visita partiva proprio dalla collocazione storica di questa popolazione giunta dalla Baviera intorno al XIII° secolo per rendere coltivabili le nostre terre e stanziatesi dall’Altopiano dei Sette Comuni all’Alta Lessinia. Poi la spiegazione toccava le attività e gli ambienti di lavoro ricostruiti: la priara, dove venivano scolpite le testimonianze di fede (che ancora oggi sono visibili come il Capitello degli Apostoli in località Ventosa al Castello di Valdagno); la carbonara, dove fino ad epoca recente veniva prodotta la carbonella da utilizzare per il riscaldamento con i bracieri; la casara, dove veniva lavorato il latte per produrre tutte le specialità che ancor oggi consumiamo sulle nostre tavole; l’allevamento del bestiame, da cui si traeva gran parte dell’alimentazione dell’epoca. Molto interessanti sono state anche le cucine dove era usanza in tempi più recenti fare filò: ammiratissima la fontana al centro della ampia corte cui si accedeva da un tipico arco ed anche il vespasiano collocato nelle vicinanze di una piccola stalla. Sono stati ricostruiti i vari tipi di tetto presenti nelle località cimbre ed al sabato precedente la giornata di chiusura del 7 ottobre, affollatissima, c’è stata una serata di letture e canti di Giazza. Ora, spente le luci sulla mostra, si sta cercando una collocazione definitiva per l’opera, frutto di tre mesi di lavoro da parte degli abili volontari del paese: allo scopo è attiva la casella postale Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.">Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. dove possono essere richiesti anche i dvd dell’inaugurazione.
Dal Lago Mario (coordinatore del comitato organizzatore)
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le terre
il grande faggio