Storia recente
Cerealto, come era per tutti i piccoli paesi di montagna, è stato fino a non moltianni fa una comunità autosufficiente in quanto poteva contare su quei servizi essenziali che lo rendevano autonomo rispetto alla città.
La sua economia, prevalentemente agricola, ha cominciato a cambiare, tanto che gli addetti all’agricoltura sono andati sempre più diminuendo e la maggior parte degli abitanti si è dedicata al lavoro in fabbrica.
Il miraggio della fabbrica, già nei primi anni sessanta, aveva attirato le nuove generazioni generando un esodo dalla collina verso la città.
Questo fenomeno con il tempo si è accentuato creando i presupposti per una chiusura a domino delle varie attività esistenti.
Il caseificio, o meglio La casara, è stata la prima vittima causata dal “progresso”: dopo più di 50 anni di proficuo lavoro cessava la sua attività; la raccolta del latte ora veniva fatta dal caseificio di Valdagno.
Altra vittima illustre è stata La scuola; lo scarso numero di alunni non permetteva più la permanenza di tale servizio. Da ora in poi sarebbe stato svolto dalla scuola elementare di Nogareo, ma anche qui per pochi anni perché gli alunni sarebbero stati presto concentrati nelle scuole del centro.
Successivamente è stato chiuso il negozio di alimentari vittima del dilagante proliferare di supermercati e quindi sono stati chiusi Bar esistenti: “Acli” della parrocchia con relativa sala cinematografica, “Sperman” meglio conosciuto come “Cioco” e la vecchia e caratteristica osteria da “Reniero” al Grigiotto.
Attualmente nel territorio di Cerealto, al passo di S. Caterina, si trova il bar “La Terrazza”.
Anche il Parroco, che finora era sempre stato titolare a tempo pieno della parrocchia e figura quanto mai importante, diventava a part-time con la vicina parrocchia di Castelvecchio.
Tutto ciò potrebbe dare l’idea di una realtà in declino, invece questo è servito a creare e sviluppare un insieme di sinergie capaci di dare nuovo impulso alla comunità.
Nel frattempo sono sorti vari gruppi, da quello degli alpini a quello sportivo, da quello parrocchiale a quello della sagra, che in collaborazione cercano di dare nuovi stimoli organizzando manifestazioni e momenti di aggregazione in modo da tener viva la vita della frazione.
Ora anche l’Amministrazione Comunale con l’ultimo Piano Regolatore Generale ha inserito alcune zone edificabili, cosa non presente nei precedenti P.R., per cui viene data la possibilità di nuovi insediamenti: ottima opportunità, soprattutto alle nuove coppie, per rimanere in zona.
Cenni storici
un'isola nel mare infinito...
Si stanziarono nella zona dell’altopiano di Asiago e da lì arrivarono nell’alta valle dell’Agno dando inizio al disboscamento.
Dai codici dei Feudi dell’Archivio storico della Curia di Vicenza si rileva che nell’anno 1310 il comune di Cornedo comperava dal vescovo di Vicenza le selve di Muzzolone e Cerealto.
Nel documento si specifica che queste terre erano state dissodate (messe a coltura) negli ultimi decenni del 1200.
Questo dà conferma che la parte montana cominciò ad essere abitata dopo l’anno mille da emigrati tedeschi: questi, divisi in gruppi, formarono il primo nucleo di villaggi montani.
Cerealto è stato uno di questi primi villaggi a formarsi e quindi a darsi una organizzazione.
Bisogna comunque arrivare al 1444 per trovare un primo documento che attesti che la comunità di Cerealto era già formata e aveva una sua struttura ben organizzata.
Infatti, si legge che nel 1444 la chiesa di S. Caterina esisteva già ed aveva un suo beneficio il cui inventario fu presentato in Curia, come ordinava un decreto del vescovo Francesco Malipiero (1433 – 1451).
Non aveva però un suo sacerdote, ma era unita a S. Nicolò di Altissimo il cui parroco “Conradum de Alemannia”, prestava servizio anche a Cerealto.
A questo punto si può dedurre, con molta probabilità, che a Cerealto, già alla fine del 1300 esisteva un nucleo di persone organizzate a livello religioso e sociale.
L’origine del toponimo Cerealto, secondo gli storici Bergamini, Maccà e Mantese, deriverebbe da “alti cerri” che crescevano su questi monti.
Si presume che tale tipo di albero, appartenente alla famiglia delle fagacee, sia quasi completamente scomparso dalla zona a seguito del disboscamento.
Altra ipotesi sul toponimo, non suffragata comunque da ricerche approfondite, potrebbe far riferimento alla coltivazione di cereali, prevalentemente segala.
Non avevo mai pensato che le origini di Cerealto risalissero ad un tempo tanto lontano. Ho scoperto che i primi abitanti di questa terra furono dei “coloni tedeschi” venuti qui fra l’anno mille e il milletrecento per lavorare la terra che allora era in gran parte coperta da boschi.
Sembra che fra le altre piante crescesse un enorme “cerro” che è una pianta simile alla quercia e che i “tedeschi” abbiano dato al paese il nome derivato da quella pianta: Cerro-Alto.
Cerealto è una frazione di Valdagno: sorge a 680 metri sopra il livello del mare ed è circondato da monti, la cima più alta dei quali si chiama “Croce dei Popi”.
Per Cerealto passa un piccolissimo torrente, il “Garzaro” che nasce dai monti di Castelvecchio: Il “Garzaro” scendendo, si divide in tre parti e forma tre valli: la valle dei “Trogari”, la valle del “Frigo” e la valle “Zanetti”.
Abbiamo già esplorato la valle “Zanetti” che è la più bella delle tre. Dovremo uscire ancora molte volte perché Cerealto ha tante belle cose da farci vedere ed è interessante conoscerle bene.